Emanuele Dettori Una proposta etimologica per gr. fw?
An etymological suggestion for Gr. fw", -to" For a long time the etymology of Gr. fw", -to" has been connected to aind. bhas- 'light, majesty' (or to fuvai). After some years of scepticism about the possibility to have a good etymology for fw", -to" that connection enjoys a revival. The aim of the present paper is to show that such an etymology is weak from a semantic point of view and to suggest a derivation from *bheH2- "speak, tell"
La vicenda etimologica di fw? ha, nei dizionari, la seguente scansione: Pott 1833, p. 194, afferma: «bha und bha-s (lucere) ... Vgl. S. bhawat St. bha-wat ... mit der Bedeutung: excellens, dominus. Es entspricht das Gr. fw? (vir), das nicht von fueiv zu kommen scheint» (cosi, sostanzialmente, in Pott 1867, p. 254), che ripete in Pott 1835, p. 464, ponendogli accanto la possibilita che aveva scartato due anni prima («bha-want (von bha Glanz ... also: eig. Glanzbegabt, Herr) ist nicht von bhawant (seiend) von bhü, obgleich hievon pra-bhü (Herr) stammt, zu verwechseln ...; das Gr. fwT (Nom. fw?) ist entweder jenes, oder auch dieses indem Sinne: Erzeuger (fu)»)
Benfey 1842 si adegua a Pott, recando una etimologia a p. 102 s., «Vfa leuchten ... wahrscheinlich = sskr. bhasvat also für fw?poT: fwGuoT: fwuoT: fwT», ma anche l'altra, senza ulteriori chiarimenti, a p. 105: «(fu) werden, sein ... im sskr. bhav-at (eig. seiend) Mann, griech. fopoT in fw?». Le due possibilita (con varieta di dettagli morfologici e fonetici, alcuni non piu accettabili) sono le stesse che si susseguono negli anni seguenti. Curtius 1879, p. 304, privilegia la parentela con fuw, specificando «mit Wahrscheinlichkeit wird fw? Mann (St. fwT) als 'zeugender' hieher gezogen und a uf fopaT = skt. bhavat zurückgeführt, dasnebender participialen Bedeutung seiend auch seinen Gebrauch als ehrende Anrede hat». Cosi anche Prellwitz 1905, p. 499 («Held, Mann (Hom.): für *fwu-T- zu fuw als mannbar»)1. Boisacq 1938, p. 1045,
1 Cosí era, sostanzialmente, in Fick 1874, p. 700, «bhavant eigentlich part. praes. act. von bhu, dann "edler Mann". fW" ... Mann, Held; vgl. sskr. bhavant voc. bhos in der Anrede "edler Mann", vgl. auch sskr. bhava ... kluger Mann, im Drama»..
invece, dà la preferenza all'altra radice, sulla scorta di Brugmann 1906, p. 536, «Ai. bhäs-... 'Licht, Glanz, Majestät, Macht' ... W. bhë-bhö-; gr. fw" ... 'Edler, Mann' war entweder mit bhäs- stammhaft identisch und ist erst sekundär zum T-Stamm geworden, oder es war urspr. *bhö-t-», che sostanzialmente ripete2. Ma la fiducia in una possibile etimologia sembra poi dissiparsi3, se Frisk1960, II 1060, si trova a dire «'Mann', in der Trag. auch von Heroen (ep. poet. seit Il.). - Unerklärt» e Masson 1980, p. 1238, osserva ««homme, héros, mortel» (Hom., trag., poètes); jamais employé auf. [chez E. Hél. 1094, duel o'iKTpw fwTe pour Hélène et Ménélas] ... Et.: Obscure. Si la flexion en dentale est secondaire, identité formelle entre le nomin. grec et skr. bhâs- n. «lumière, éclat, majesté»...; mais du point de vue sémantique le rapprochement serait malaisé»4.
La questione è stata rivitalizzata da Peters 1993, pp. 101-108. Egli conduce una eccellente analisi morfologica alle pp. 104 s. (vd. anche pp. 105 s.), che lo conduce ad identificare in fw" un nome radicale (molto meno probabilmente un tema in -t-); precisamente un nome radicale del tipo sistematizzato da Schindler 1972b, p. 36, come un tipo al grado o comprendente «noms d'agent (substantifs et adjectifs), souvent avec une nuance itérative, p. ex. *pod- «ce qui foule», bhör- (gr. fwp, lat. för) «celui qui emporte», gr. kXWip «celui qui vole», ptWX «se blottissant», OWy «flottant, flotteur», pwy «ce qui se penche»5.
2 Come già Walde-Pokorny 1927, p. 122. Nessuno ricorda chela derivazione da questa radice era già in Pott e Benfey.
3 Non è indicativa la proposta di Merlingen 1955, p. 14 («'Mensch, Mann; Edler, Held; Gatte' aus pot-... Wohl Dehnstufe zu WP. II 77 f. poti-s, 'Herr; Gatte' ... fwT- könnte auch von pod-kommen»), basata su teorie di "indoeuropeo pregreco".
4 Del resto né nel "Pokorny" né in Mayrhofer 1996 (che avrebbe potuto sentirsi chiamato in causa per il richiamo ad ai. bhäs-) si ritrova fw".. Schindler 1972a, p. 103, commentava: «ohne Etymologie». Fanno eccezione, negli ultimi tempi, l'arrischiato e complicatotentativo etimologico di VanWindekens 1986, p. 230, e l'ipotesi di Seebold 1982-83, p. 46, buono dal punto di vista semantico ma inaccettabile da quello fonetico: fw" dalla stessa radice di cqwvn (cf. lat. homo, got. guma), ed esatto parallelo di lit. zmogùs "uomo", sulla base di un esito in labiale del nesso «Tektal + m in Anlaut» (con inoltre allungamento di o e -t in chiusura di radice). Ma untale processoè senza paralleli.
5 Altri nomi radicali di questo tipo in Schindler 1972a, p. 108: 0W", 0Wy, KlwGe", CTkWy.. Ricordiamo che Schindler 1972a repertoria fw" tra i nomi
Dal lato semántico ilpresupposto di Peters è che il significato più antico del termine sia "eroe, guerriero" (pp. 101 s.)6. Tra le radici possibili egli sceglie *bheh2- "splendere, illuminare", ovviamente nella variante apofonica *b oh2-: vuoi perché le alternative da lui individúate, *bhat- "colpire" o bhedh- "pungere, conficcare, part. scavare"" non hanno corrispondenti sicuri né in greco né nelle lingue indoeuropee più vicine al greco, vuoi perché fwç inteso come guerriero «der immer wieder glänzt, leuchtet» (pp. 104, 105) si attaglierebbe a caratteristiche dell'eroe-guerrieroindoe uropeo, in particolare a una sua sovrannaturale radianza7.
L'intera analisi è definita «séduisante» da de Lamberterie 1997, p. 177, e lo è senz'altro sul piano morfologico; ma, a mio parere, rimane un ostacolo semantico. Come si vede, nei dizionari etimologici si dà il significato di "uomo", ma talvolta accompagnato dalla specificazione "eroe", "nobile", a volte messa per prima. E do avviene, sintomaticamente, perchiha collegato il termine ad ai. bhas-"luce, splendore, maestà, potere". Come stiano le cose, si puo già capire dal ragionamento di Peters 1993, pp. 101 s.: «fwç in Omero viene utilizzato nella gran parte delle occorrenze in maniera tale che lo si puo intendere come sinonimo di ànhp; in parte fwT- funge apparentemente semplicemente come variante metrica, postvocalica, di àn8p-. In alcuni, pochi passi omerici si raccomanda chiaramente una traduzione "eroe, guerriero o sim.", piuttosto che "uomo"8 ... e una tale interpretazione vale anche per alcune testimonianze postomeriche. Poiché nel caso di idg. *wiH-ró-e *h2ner- si osserva in molte lingue indoeuropee un indebolimento del significato dall'originario "forte", "forte guerriero" al piatto "uomo", si dovrà ritenere che anche nel caso di fwç il significato di "eroe, guerriero" sia il più antico, e che l'identica valenza semantica di fwç e ànriP costituisca il risultato di un indebolimento semantico». Il tutto rischia di essere un a priori per giustificare l'etimologia prescelta. In realtà, della situazione omerica si dovrà dare un'altra lettura, più lineare. Espressioni come, ad es., II. 3. 219 àll' aatemfe? ecesken àiôpe'i
radicali (p. 103), ma non lo classifica nella "Auswertung" finale (probabil-mente in conseguenza dell'opinione che fosse senza etimología).
6 Anche sull'analogia deh'indebohmento di significato di lat. vir e gr. ajnhvr in queste lingue e dei loro corrispettivi inaltre lingue indoeuropee (da "forte guerriero" al semplice "uomo").
7 Peters1993, p. 105, conbibl.
8 Si menzionano, a partire da Ebeling, Il. 4. 194, 21. 546, Od. 21. 46.
fúTi eoiiú?, 14. 136aXXà meT auTou? ql^e palaiú futí eoiiú? e la grandissima parte delle odissiache dimostrano che la semantica di fu? equella, generica, di "uomo"; che in alcuni casi, in molti dell'Iliade, fu? abbia per referente un guerriero è fatto che discende naturalmente dalla materia del poema, senza alcun valore probante9.. Anche le testimonianze postomeriche non possono essere portate a rinforzo dell'interpretazione "guerriero, eroe": dove fu? coincide con un personaggio di tali caratteristiche è solo per ragioni contestuali (mentre sono molti i casi che vanno in direzione opposta). Il termine ha solo un certo sapore poetico (oltre a continuare a costituire una comoda alternativa metrica ad àv8p-). Del resto, il fatto che fú?/fúT-, almeno per tutto il V secolo, appare in posizione postconsonantica solo in 8 247 àllu S' auTon futí KáTaicpúPTúv hiske (dove ànSpi non funzionerebbe metricamente), i 431 Tpeí? Se eiaaTon fúT' oie? fépov auTap egú ge, Aesch. Eum. 605 oui hn omaimo? fúTo? on KaTeKTanen, Soph. Phil. 203 anaXiou men fúTo? eXephaomai (rarissime volte è a inizio di verso), dice che difficilmente il termine è stato usato per sue valenze peculiari10.
Vorrei azzardare una proposta etimologica più in linea con la valenza basilare di fu?. A questo scopo, è sempre utile la radice *bhah2-, ma come portatrice del significato di "dire, parlare".. I rappresentanti della radice con questo significato conoscono anch 'essi una apofonia fa/fú-11 (cf. faTo/funiri). A partire dalla analisi morfologica di Peters, fú? potrebbe definirsi come un nome radicaleal grado o, con funzione di nome d'agente, dal significato di
9 Cio vale anche per i luoghi menzionati da Peters: II. 4. 194 Maxaova Seupo KaleaCTov / $ut' 'AgkI^plou uiov dmumovo" LhThpo", 21. 546 'Agh nopa Siov avf|Ke / fwT' 'AnThnopo" uiov a^umova Te KpaTepon Te, Od. 21. 46 epei 8| Aio" uion afikeTo KapTepoGumon,/ fwö' 'HpaKl|a. Ne e un indizio il fatto che lстoGeo? venga usato solo con fw" e mai con an|p (Peters1993, p. 102 n. 71): *'iCToGeo" an|p sarebbe ametrico.
10 Di nessun aiuto perla semantica e l'osservazione, fuorviante, di Vivante 1955, p. 48: «piu frequentemente si trova fw" a designare semplicemente la persona nella sua consistenza fisica, il corpo in se e per se: K 372 egco" af|Kev ekwn 8' hmapTane fwTo"».
11 Per -oh2-> gr. -w- cf., ad es., Beekes 1969, pp. 166-168, Peters 1980, pp. 1 s. n. 1 (con bibl.).
"colui che parla"12. Una etimologia di tal genere darebbe meglio conto dell'uso del termine per significare, genericamente, "uomo".. La sua origine starebbe nella qualifica dell'essere umano attraverso una caratteristica che lo differenzia dagli animali, ovvero quella di possedere una voce articolata. Origine che nonera piùsentita già in epoca omerica (o, almeno, non vi sono indizi in questo senso).
Non mi è ignoto che le designazioni dell'uomo, in indoeuropeo e in greco, sono piuttosto rivolte a segnalarnela dimensione "terrestre" ol'opposizione esistenziale alla divinità (vd. Meillet 1921, pp. 272274, Seiler 1952, pp. 228-232), né lo sono i moniti di Seiler 1952, pp. 227, 232, 236, a non considerare ovvio che nel designare l'uomo le culture possano volerne segnalare le differenze dagli altri animali: tuttavia si tratta di considerazioni generali che non impediscono una diversa soluzione all'interno del greco. Vale la pena di segnalare un parallelo, che potrebbe indirizzare verso una diversa interpretazione: il latino usa infans per il bambino, incapace di esprimersi in maniera articolata. Una differenza categoriale non tra uomini e animali, ma all'interno del genere umano. Non costituisce soverchia difficoltà, a mio parere, che il termine non è mai applicato esplicitamente a essere umani femminili13. Se si ricorda che storicamente ha la funzione di alternativa metrica a ànhp nonstupisce che nondesigni donne.
La proposta non è del tutto nuova, anche se qui è argomentata (per quel che è possibile): Prellwitz 1897, p. 79, scriveva «dies wort könnte zwar als "glänzender", oder als "einsichtiger" zu ai. bhä "leuchten, erkennen" gestellt werden, oder als "redender" zu fa: fw», ma subito dopo esprimeva la preferenza per la parentela con fuvw, che, sola, avrebbe poi riportato nella seconda edizione del suo dizionario etimologico (vd. sopra, p. 1).
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12 Per quanto riguarda la morfologia, ritengo che la dentale di $wt- sia un ampliamento dovuto alla stessa forma di profilassi controloiato testimoni a ta gia in epoca micenea dalla flessione dei neutri in -ma (/-mo).
13 Si possono trovare dei casi in cui indica genericamente l'essere umano: ad es., per Simon. fr. 601 Page il sonno e SamaaífwTa, o cf. Aesch. Prom. 549 s. To fwTwn / alaon geno". Col ché non si comporta differentemente da ávr|P o anGpwpo" (cf. Seiler 1952, p. 235).
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