UDC 811.13
DOI: 10.17223/24109266/9/3
ITALIA: UNITÁ NELLA MOLTEPLICITÁ A. Falvino
Universitá Statale di Tomsk (Russia)
Abstract. Il concetto di identitá nazionale é una nozione complessa, che coin-volge molteplici momenti della vita civile, sociale, artistica, letteraria, religiosa e lingüistica di un paese. Nella costruzione di questa idea gioca sempre un ruolo decisivo l'uso strategico del passato che non necessariamente si identifica con l'idea di "Storia"; anzi, non di rado questa idea é affiancata o sostituita da quella di "tradizione". Nel presente lavoro sono analizzati i motivi che hanno causato la mancata sovrapposizione tra il concetto di identitá italiana, con l'orgoglio per il proprio paese che da essa deriva, e il sentimento di ap-partenenza allo Stato, con i doveri e gli obblighi che ne conseguono. La ques-tione dell'identitá nazionale é ritornata quanto piú attuale in quanto deve far fronte alle sfide connesse a fenomeni quali l'integrazione europea, la global-izzazione, l'immigrazione di massa.
Keywords: identitá nazionale; integrazione europea; immigrazione; politica; unitá; nazione; patria; Stato.
Introduzione
Nei passati decenni la questione dell'identitá nazionale non era mai stata un tema centrale di discussione in Europa ma i fenomeni connessi alla globalizzazione, i problemi causati dall'immigrazione e il processo di integrazione con l'Unione Europea, mettendo in discussione i valori tradizionali di molti paesi, hanno attualizzato il tema dell'identitá nazionale e il rischio della perdita della propria identitá culturale. Quest'ultima puo essere rap-presentata come un nucleo contenente l'idea che una comunitá etnica ha di sé stessa. La questione dell'identitá nazionale italiana é stata da sempre di-battuta in quanto l'Italia racchiude peculiaritá storiche, georgrafiche, sociali assenti in altri paesi europei. Il localismo assai sviluppato nella penisola in-fluisce grandemente sull'idea che gli italiani hanno di concetti quali Nazione, Stato, Patria.
Analisi
In Italia la questione dell'identitá nazionale nel corso dei primi venti-cinque anni del dopoguerra era rimasta periferica nella coscienza delle masse. All'epoca la societá era spaccata dal confronto tra Occidente (Usa, Nato) e Oriente (URSS, paesi socialisti) nei quali si identificava, e il sistema politico italiano aveva acquistato gran parte della propria legittimazione al di fuori dei propri confini [1: 1]. La situazione muto fortemente a cavallo tra gli anni '80 e '90: con la scomparsa di uno dei due contendenti della "guerra
fredda", in Italia crollô tutto il sistema di fattori che strutturava il sistema socio-culturale, nel corso di pochi mesi si fecero avanti sulla scena politica nuove forze e nuove personalità. Come risultato finale l'ondata di cambi-amento fece crollare la Prima Repubblica. Ciô era successo, in particolare, perché si era ridotto in briciole il cemento che garantiva l'integrità della Cos-tituzione repubblicana: l'antifascismo. La Costituzione repubblicana del 1948 era una patto stipulato tra avversari ideologici: la democrazia cristiana da una parte e i comunisti e socialisti dall'altra, sulla base della loro comune dedizione alla causa dell'antifascismo, il quale aveva ragione di esistere fina alla scomparsa del fascismo. L'antifascos,p si puô definire un momento storico, importantissimo per far si che in Italia si restaurassero i valori demo-cratici, ma non un'ideologia, nonostante il tentativo di ergerlo al rango di ideologia identitarria messo in pratica da Togliatti [2].
Il carattere drammatico delle nuove sfide all'identità italiana è inoltre ben illustrato dalla comparsa dei movimenti separatisti, come la Lega Nord, che ancora di più sottolineavano la fine definitiva della Prima Repubblica, dal processo di integrazione all'Unione Europea e dalla questione migratoria che si è aggravata nell'ultimo ventennio. Per quanto riguarda quest'ultimo fenomeno, l'inizio della crisi migratoria si ebbe a partire degli anni 90, quando decine di migliaia di albanesi varcavano l'Adriatico per raggiungere l'Italia essa, da paese di emigranti, si ritrovô quasi di colpo a ricoprire il ruolo di paese di immigrazione. Temi quali l'accoglienza, la solidarietà e la carità crisitiana non possono nascondere le problematiche legate ai rapporti interetnici, al multiculturalismo, ai contrasti tra popolazione locale e immi-grati in tempi di crisi economica e sociale.
Come si puô osservare negli esempi suesposti la funzione dell'identità nazionale cambia a seconda del momento storico, agendo ora come elemento legante della Costituzione, ora come ammortizzatore del multiculturalismo, ora come baluardo alla diluizione nella comunità sovranazionale dell'Europa unita. Interessanti risultati ha dato una ricerca, effettuata su mandato dell'Associazione Nazionale di specialisti nelle relazioni pubbliche. L'obiettivo era quello di determinare i campi semantici formatisi attorno ad alcuni concetti che, teoricamente, dovrebbero avere lo stesso significato: "Stato", "Repubblica", "Patria", "Nazione". Secondo gli italiani partecipanti al sondaggio lo "Stato" si identifica con gli obblighi, le tasse, la burocrazia. Il termine "Repubblica" suscita associazioni positive, mentre "Patria" è recepito come qualcosa di lontano dalla vita reale e legato ad episodi storici lontani nel tempo. In conclusione, la parola "Nazione" si associa all'appartenenza al paese, l'Italia, alla sua lingua [3]. È evidente la dissonanza dei piani semantici e simbolici al posto di quella che dovrebbe essere una loro sovrapposizione. Gli italiani si sono assuefatti alla debolezza dei propri istituti statali, essi possiedono un alto tasso di orgoglio nazionale (per lo meno a confronto con gli altri paesi europei) ma un livello non meno alto di diffidenza verso lo Stato e i
suoi istituti. Si tratta di una nazione senza Stato, lontana dallo Stato [4]. Quali sono le cause di tali discrepanze? Come è possibile la presenza di un orgoglio nazionale senza lo Stato? Le opinioni differiscono. Alcuni cercano la causa originaria nel lontano passato incolpando, ad esempio, Federico II di non es-sere riuscito ad unire la penisola italiana sotto la propria egida. Altri vedono la fonte di tutti i mali nella lunga esistenza del potere temporale papale. Il papato non permise a nessun soggetto di unificare il paese ed esso stesso non si pre-fisse talo obiettivo. Proprio in Italia si era venuta a formare, prima che in ogni altro luogo, la scuola del pensiero laico, dei cui frutti avrebbe beneficato tutto il mondo, ma la stessa patria dell'umanesimo fu costretta per cinquecento anni ad attendere che tali idee venissero messe in pratica sul proprio suolo. Tale lunga attesa ha impedito il formarsi di stretti legami tra la politica e la cultura, senza i quali la comunità nazionale accusa un deficit di coesione [5].
Altri ancora individuano la causa del problema nel Risorgimento: la rivoluzione nazionale e liberatrice nel corso della quale il paese è stato riuni-to sotto il regno dei Savoia e che generó in molti un senso di avversità verso il "piemontese conquistatore".
Infine moltissimi autori focalizzano la propria attenzione sulle anomalie dell'Italia post-fascista e repubblicana, un'Italia divisa in sfere di influenza della subcultura cattolica e socialista. L'iniziale contrapposizione di queste due concezioni del mondo è stata più forte dell'unione politica dei marxisti e cattolici nella Resistenza [6].
A mio parere le diverse genesi della questione si integrano a vicenda, l'esito finale è il riconoscere che gli italiani perdono nel confronto con gli altri europei sulla questione della devozione alla Patria, nella presa di co-scienza e nella realizzazione dei propri doveri verso la Nazione. Ció è tes-timoniato dalle inchieste che indicano una grande differenza di numeri tra quanti esprimono orgoglio verso il proprio paese e quanti dimostrano dis-ponibilità ad adempiere ai propri doveri verso la Nazione. Nel primo parametro gli italiani occupano uno dei primi posti in Europa, nel secondo uno degli ultimi. Nella metà degli anni '90 l'88% degli intervistati (ottavo posto nella classifica) hanno dichiarato di provare orgoglio per il proprio paese, ma solo il 25% (ultimo posto) hanno dichiarato di essere pronti a difenderlo armi in mano [7: 256].
L'identità italiana è una questione strettamente legata al tanto trav-agliato e lungo processo di unità del paese. L'unità d'Italia era un sogno di cui si vagheggiava fin dal medioevo. La differenza dell'Italia con gli altri stati europei risiede proprio nel fatto che la formazione dell'identità nazionale non è coincisa completamente con la formazione dell'unità d'Italia sul piano storico [8]. L'Italia è sempre esistita sin da tempi immemorabili. L'Italia del modo di vivere, l'Italia delle pratiche quotidiane, l'Italia dell'anima e della mente. È l'Italia culturale, cosa di gran lunga più importante dell'unità politica, a determinare l'identità del paese [9].
Gli italiani sono portatori di un'identitá nazionale a piú livelli, che include l'identitá locale, quella regionale e nazionale che, dipendentemente dalle intenzioni comunicative, possono prevalere una sull'altra.
Dante Alighieri e stato uno dei primi a proporre l'idea di una co-munanza culturale degli italiani, come eredi del dissolto Impero Romano, e di unitá politica a garanzia della prosperitá futura. Il pragmatismo e la vi-sione del mondo di Niccolo Machiavelli sono alla base dell'idea della cos-tituzione di uno Stato italiano per i filosofi dell'epoca illuministica e del Ri-sorgimento.
Molti fatti ci permettono di parlare dell'identitá italiana come dell'unitá nella molteplicitá. L'aspetto unico della Repubblica Italiana risiede nel mantenimento delle sue differenze culturali, politiche e sociali. Ancora oggi si mantiene la suddivisione del paese in province storiche e gli italiani stessi possono essere suddivisi in gruppi etnici differenti con una propria lingua, usi e costumi. La storia della Repubblica italiana e percepita come contraddittoria, tragica, al contrario della comune storia collettiva, che ha inizio nella Roma antica ed e rappresentata come positiva, come un collante per la nazione. A queste si intreccia una terza storia, quasi naturale, legata al ciclo vitale della propria regione, della propria cittá, della propria piccola patria. Si puo trarre quindi la conclusione che la concezione di iden-titá italiana, nelle coscienze, ha una tenuta piú stabile e duratura che la con-cezione di Nazione intesa come Stato. Si puo presupporre che, giunti ad un livello sovranazionale (paneuropeo) l'identitá nazionale italiana continuerá ancora a vivere (come viveva giá prima dell'unitá politico-amministrativa del paese) e andrá a rappresentare una societá "virtuale" con realizzazioni sociali, economiche e culturali reali e diversificate.
Il concetto di identitá permea tutte le sfere dell'attivitá umana, tra cui naturalmente la lingua e l'economia. Come non ricordare la frase pronunci-ata da uno dei padri del Risorgimento Massimo D'Azeglio: "L'Italia e fatta, gli italiani sono ancora da farsi". Evidentemente D'Azeglio rimanda al patrimonio lasciato dalla secolare suddivisione del paese, alle sue differenze etnolinguistiche. Galli della Loggia ci fa notare come, effettivamente, gli abitanti delle diverse regioni italiane all'epoca non potessero comunicare tra di loro. Solo il 2,5% della popolazione infatti parlava la lingua nazionale, 600 mila persone su circa 25 milioni. Le barriere linguistiche venivano superate con difficoltá e lentezza. Nei primi anni del secondo dopoguerra solamente un abitante su 6-7 considerava l'italiano la propria lingua madre, nonostante l'impegno del fascismo a creare un nazionalismo che fosse non solo politico, ma anche culturale e linguistico. Negli anni '70 la proporzione era giá di labitante su 4, alla fine del secolo in dialetto parlava non piú del 10% della popolazione [10: 48-49]. Tale rafforzamento dell'italiano si deve naturalmente all'influenza dei mass media, in primo luogo della televisione, agli spostamenti migratori, alla scuola dell'obbligo.
Il richiamo di D'Azeglio a "fare gli italiani" sottolinea di certo la profonda suddivisione territoriale e amministrativa della penisola. All'inizio del periodo risorgimentale in Italia esistevano otto Stati, ognuno con la propria moneta, dogana, il proprio sistema di pesi e misure. A questo si aggiun-geva il fatto che il paese era ulteriormente frazionato in provincie e comuni: al momento dell'unità si potevano contare ben 7.721 città (nella vicina Francia, con un territorio due volte più grande 1.307), 713 avevano origine pre-romana e 1.971 romana. Naturalmente ogni centro coltivava gelosamente i propri usi, costumi, tradizioni.
Per comprendere il significato che quanto suesposto poteva avere, ed ebbe, nel destino del paese e nella formazione del cittadino si rende necessario sottolineare la particolare struttura dell'economia italiana. Fattori geografici e storici hanno formato negli abitanti della penisola un enorme spirito di intra-prendenza. Nel paese è presente un'azienda ogni 6-7 abitanti adulti, in Europa circa un'impresa su quattro è italiana. Il 97% delle aziende italiane rientra nel-la categoria delle piccole e medie imprese. La loro esistenza è messa a dura prova ma il fatto che in Italia esse riescano a sopravvivere più a lungo, rispetto alla media europea, è reso possibile dall'unirsi in distretti industriali e cooperative [11, 12]. Una volta creati, tali distretti hanno formato un proprio mercato del lavoro e la nascita del fattore denominato "risorse del localismo". Sotto questo termine rientra un lungo elenco di condizioni molto diversificathe che vanno dalla presenza di risorse naturali, alle tradizioni artigianali, dalle parti-colarità geografiche alla saturazione del mercato del lavoro locale, fino alle caratteristiche climatiche, e poi anche caratteriali, psicologiche degli individui. Le aziende radicate in un dato luogo possono in gran misura attingere alle ri-sorse del localismo, usufruire di persone che di generazione in generaziona vivono un determinato mestiere il quale diventa un collante della comunità
[13]. Interessante notare come in circa 200 distretti industriali in Italia vivono meno di un quarto della popolazione e trova impiego 1/10 della forza lavoro, ma allo stesso tempo, essi contribuiscono al 46% delle esportazioni italiane
[14]. Grazie a questo un paese, l'Italia, quasi priva di risorse naturali e di materie prime, è riuscito a raggiungere un alto grado di sviluppo [15].
Conclusione
In conclusione si puó affermare che la tipicità, la particolarità dell'Italia risede proprio nella sua unità nella diversità e la cultura era ed è il collante attorno al quale è venuta a crearsi l'identità nazionale. Le differenze territoriali, linguistiche, economiche, che costituiscono un ostacolo alla formazione di una maturata identità nazionale, di un nazionalismo pieno, costituiscono una ricchezza e un fascino enormi.
Nel concetto di Nazione risiede l'idea di un passato comune, una memoria su cui riflettere. Un'identità culturale che, nel nostro caso, ha profon-damente segnato l'immagine che gli italiani hanno di loro stessi, soprattutto
per il fatto che non sempre si e registrata una sovrapposizione e una coinci-denza tra identita nazionale e identita italiana. Anzi, l'ingresso del paese nel-la contemporaneita - con la nascita dello Stato unitario - ha condotto spesso a una rimozione in blocco, quando non a una negazione, della sua stessa storia; una storia che ha conosciuto divisioni e contrasti, rivalita e conflitti, oltre quegli ideali patriottici, nazionali e democratici, che hanno caratter-izzato il Risorgimento, il Fascismo e la Repubblica
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Resived 02.05.2017
ITALY: UNITY IN MULTIPLICITY
Falvino A., Tomsk State University (Russian Federation). E-mail: angelofalvino@hotmail.it
Abstract. The concept of national identity is a complex notion that involves many aspects of the country's life, includig civil, social, artistic, literary, religious and linguistic factors. The strategic use of the past plays a decisive role in the construction of national identity, which does not necessarily identify itself with the idea of 'History'; Indeed, this idea is not seldom matched or replaced by that of 'tradition'. This article analyzes the reasons why the concept of Italian identity, with the pride of own country that derives from it, was not overlapped with the feeling of belonging to the state, with the duties and obligations that follow. The issue of national identity has become current because of challenges related to phenomena such as European integration, globalization and mass immigration.
Keywords: national identity, European integration, immigration, politics, unity, nation, homeland, State.
Information about the author:
Falvino Angelo - Senior lecturer, Faculty of Foreign Languages, Department of Romance Languages, National Research Tomsk State University (Tomsk, Russian Federation). E-mail: angelofalvino@hotmail. it